Casa
Vacanze Lillà a San Pietro in Bevagna Manduria (TA) - PUGLIA |
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Situata sulle Murge Tarantine, Manduria gode di un clima tipicamente mediterraneo, il che significa estati piuttosto calde, lunghe e secche, appena mitigate dal vento prevalentemente di scirocco ed inverni particolarmente miti, nei quali si concentrano le scarse precipitazioni annuali, che solo rarissimamente hanno carattere nevoso. E' una tra le più grandi ed attive cittadine della provincia di Taranto e deve la sua floridezza e importanza al fatto di trovarsi alla confluenza delle vie di comunicazione fra i territori di Taranto, Lecce e Brindisi. Trae linfa vitale da un territorio fertile ed esteso, occupato da una fitta trama di ville rustiche e fattorie ad economia prevalentemente agricola, si pone in un comprensorio intensamente coltivato a vigneti e oliveti che producono olii e vini pregiati, tra cui il famoso "primitivo D.O.C." |
CENNI
STORICI |
Manduria é
una città dalle antichissime e nobili origini. Secondo la tradizione
fu fondata diversi secoli avanti Cristo dai Messapi, popolo di probabile
origine egeo-cretese-illirica, sulla cui storia, costumi, lingua solo
nell’ultimo cinquantennio si può dire siano stati avviati
studi approfonditi e scientificamente validi. |
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Scarne
sono le notizie successive, almeno sino al XVI secolo. Sappiamo che
il feudo fu in parte concesso all’Ospedale di San Giovanni Gerosolimitano
di Brindisi. L’altra parte fu concessa a Filippo Montefusco per
poi passare, attraverso vari feudatari, fra i quali Luigi De Hugot che
riunificò il feudo, a Giovanni Antonio Orsini del Balzo (1423).
Alla morte di costui il feudo ritornò alla Regia Corte che nel 1500 lo cedette a Roberto Bonifacio, uomo d’arme che a Casalnuovo aggiunse Francavilla e Oria. Il Bonifacio ottenne, altresì, il titolo di Marchese. Alla sua morte il feudo passò al figlio Giò Bernardino Bonifacio, uomo colto, umanista, “spirito libero del ‘500”, che dopo pochi anni, perseguitato per le sue idee liberali e calviniste, riparò all’estero. Trascorse il volontario esilio prima in Svizzera e infine a Danzica dove morì. Dopo i Bonifacio, il feudo subì vari passaggi sinché fu donato dal re di Spagna nel 1563 alla famiglia Borromeo, in persona di Federico Borromeo omonimo del celebre cardinale manzoniano, suo discendente. Morto solo pochi mesi, il feudo passò al fratello Carlo, futuro santo e compatrono della città, che nel 1565 ne prese possesso per poi cederlo nel 1568 per 40.000 ducati. Il santo, secondo fonti storiche attendibili, distribuì tale somma in venticinque giorni al popolo di Milano, stremato dalla peste. |
Nel
1572, infine, la Regia Corte vendette il Marchesato al principe Davide
Imperiali, della nobile famiglia genovese Imperiale, di origine rutena.
Gli Imperiali tennero il feudo per poco più di due secoli, dimostrandosi governanti illuminati, sino a Michele IV, morto nel 1782, senza prole, nipote del ben più noto Michele III, certamente il più insigne rappresentante della famiglia . Il primitivo nucleo normanno, raccolto attorno alla Chiesa Matrice ed al castello, si andò sempre più ampliando, sì che tra la fine del XV secolo ed il principio del XVII, Casalnuovo divenne città di notevole importanza. E’ di questo periodo la eccezionale crescita di Casalnuovo, grazie alla immigrazione di un gran numero di famiglie provenienti dall’Albania e dal Levante, nonchè dal Salento, dalla Terra di Bari e da altri paesi del Meridione, come si può rilevare dai cognomi di molte famiglie mandurine e come può desumersi da quel singolare ed unico documento che è il “Librone Magno”, registro impiantato nel 1572 dall’arciprete Lupo Donato Bruno. Per mezzo di tale documento, a partire dal XV secolo, è possibile rintracciare la genealogia di moltissime famiglie. La crescita della città è attestata dalle molte Chiese e Conventi che furono costruiti in tale periodo, a conferma dell’importanza del ruolo che la città ha sempre avuto, sin dai tempi antichi, per la sua felice posizione topografica, posta com’era sulla via Traiana ed equidistante da Brindisi, Taranto, e Lecce. Nel 1789 la cittadina, che aveva sempre conservato il ricordo e l’orgoglio dell’antico nome, chiese ed ottenne da Ferdinando IV, re delle Due Sicilie, di riprendere il nome di Manduria. Le vicende del secolo successivo si identificano con quelle del Reame di Napoli: la rivoluzione napoletana, il decennio francese, la restaurazione, i moti risorgimentali, ai quali Manduria non fu estranea con i suoi patrioti e perseguitati, fra i quali Nicola Schiavoni, Salvatore Filotico, Giacomo Lacaita ed altri. Con l’Unità d’Italia Manduria vede aumentare la sua crescita demografica, benchè funestata da ricorrenti epidemie, quali il colera del 1865 e del 1886. Sul finire dell ‘800 e all’inizio del ‘900 anche Manduria è toccata dalle lotte sociali e dalle rivolte contadine, i cui epigoni, pur con diverse connotazioni, si ripeteranno nel 1956 e nel 1960. Si succedono poi la Prima Guerra Mondiale, il periodo fascista, la Seconda Guerra Mondiale, l’8 settembre, l’arrivo degli alleati, la rinascita delle libertà nella Repubblica democraticamente eletta nel 1946. Da sottolineare come, a partire dalla seconda metà del XIX secolo la città ha avuto una notevole espansione demografica e di conseguenza urbanistica con la creazione di numerosi nuovi quartieri. |
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![]() Fonte Pliniano |
Ghetto degli Ebrei |
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STORIA
DI SAN PIETRO IN BEVAGNA |
![]() Ritratto dell'Apostolo San Pietro |
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